— Il nucleare convitato di pietra sia al G20 che alla COP26 —
Collezione di articoli riconducibili alla lobby dell'atomo e alle sue posizioni
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https://formiche.net/2021/11/nucleare-g20-cop26-convitato-di-pietra/
Nucleare, ecco il convitato di pietra al G20 e alla Cop26
Di Giuseppe Pennisi | 01/11/2021
L'Italia ha presieduto il G20 ed è co-presidente, con il Regno Unito, della COP26. Ed è, nelle vesti di presidente e co-presidente, in una difficile posizione per essere lo Stato che pone sul tappeto un tema che è divisivo. Si può veramente pensare di risolvere i problemi del clima, strettamente legati a quelli dell'energia, senza ricorrere al nucleare utilizzato a fini pacifici di sviluppo?
È stato il convitato di pietra, o, se si preferisce, il "grande assente" al G20 appena terminato a Roma e lo sarà, molto probabilmente, alla COP26 appena iniziata a Glasgow. Si può veramente pensare di risolvere i problemi del clima, strettamente legati a quelli dell'energia, senza ricorrere a lui? Di chi si tratta: del nucleare utilizzato a fini pacifici di sviluppo.
L'Italia ha presieduto il G20 ed è co-presidente, con il Regno Unito, della COP26. Ed è, nelle vesti di presidente e co-presidente, in una difficile posizione per essere lo Stato che pone sul tappeto un tema che è divisivo.
Tanto più che nel Belpaese, i risultati del referendum dell'8 novembre 1987 sono stati interpretati come se gli italiani chiedessero l'abolizione e la chiusura delle centrali nucleari già esistenti (Trino Vercellese, Borgo Sabotino - Latina e Garigliano) o in fase avanzata d'allestimento (Montalto di Castro). Gli impianti sperimentali (Pec e Cirebe) erano stati dismessi nel 1983 perché ritenuti obsoleti dalla stessa Enea.
In effetti, vale la pena ricordare che nessuno dei tre quesiti referendari attinenti al nucleare (gli altri due riguardavano la giustizia) chiedeva l'abolizione o la chiusura delle centrali nucleari. I votanti furono il 65,1%, con un'altissima percentuale di schede nulle o bianche che andarono dal 12,4% al 13,4%. I quesiti chiedevano solamente che venissero eliminati i sussidi che lo Stato dava ai comuni che ospitassero nel loro territorio impianti nucleari. Devo ammettere che allora anche io feci un'analisi che raccomandava non l'arresto dei lavori ma la conversione della centrale in costruzione a Montalto di Castro a impianto energetico a policombustibile, nell'ipotesi che i rischi del nucleare erano minimi ma ove ci fosse stato un incidente i costi sociali sarebbero stati enormi come poi avvenne. Devo riconoscere che l'economista ed ex ministro Francesco Forte, con cui ero in dibattito, aveva ragione: sarebbe stato sufficiente integrare l'impianto con (allora) nuovi dispositivi di sicurezza in avanzata fase di sperimentazione nel Regno Unito.
Tutto questo riguarda il passato, per così dire "nostrano". Il presente europeo non è incoraggiante. Un'analisi del fascicolo The Economist del 30 ottobre-5 novembre ricorda che uno dei tre pilastri di quella che oggi è l'Unione europea (Ue) era la cooperazione nel nucleare (con l'Euratom fortemente voluta da Jean Monnet e il cui Trattato risale al 1957 e venne firmato a Roma); oggi è una "pasticciata determinante di discordia", soprattutto dopo la decisione della Repubblica Federale Tedesca, sulla scia del disastro di Fukushima nel 2011) di dismettere nell'arco di dieci anni i propri impianti di energia atomica; è improbabile che una coalizione in cui i "verdi" siano determinanti ritorni sulla decisione. Oggi, si può dire che tra i 27 c'è solo un'improbabile triade apertamente "nuclearista": Francia, Polonia e Repubblica Ceca. Oggettivamente difficile pensare che una proposta per portare al tavolo dei futuri G20 ove non della COP26 il convitato di pietra possa venire dall'Ue.
Tuttavia, potrebbe venire dai grandi Paesi in via di sviluppo, come India, Indonesia e Cina, che hanno sempre evitato di prendere impegni precisi in materia di riduzione delle emissioni di energia da fossili perché ben sanno che ciò può comportare costi elevati e riduzione dei tassi di crescita. Un rallentamento dello sviluppo, a sua volta, comporta aumento degli squilibri sociali e forti tensioni interne tali da minare i governi in carica. L'Indonesia ha un'agenzia ed un programma per lo sviluppo del nucleare. In India ci sono già i grandi impianti nucleari.
Il prossimo G20 sarà presieduto dall'Indonesia e si terrà a Bali. È un'opportunità per riportare sul tavolo dei "grandi" la discussione sul nucleare in base alle più recenti conclusioni scientifiche sulla sicurezza. Potrebbe essere commissionato uno studio multilaterale da esaminare al G20 2023 che sarà presieduto dall'India.
Lo studio potrebbe esaminare, in particolare, i reattori nucleari di IV generazione (Gen IV), ossia un gruppo di 6 famiglie di progetti per nuove tipologie di reattore nucleare a fissione che, pur essendo da decenni in considerazione, non si sono ancora concretizzati in impianti utilizzabili diffusamente in sicurezza. Alcuni ritengono che saranno disponibili commercialmente fra alcune decine di anni (2030-2040), altri che potrebbero essere già fruibili nel 2025.
Il loro studio è stato promosso dal Forum Internazionale Gif (Generation IV International Forum) fondato nel 2000 dal Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti d'America e a cui hanno aderito Argentina, Brazil, Canada, France, Giappone, Corea, Repubblica del Sud Africa e Regno Unito. Rappresenta una proposta di evoluzione del settore, non l'unica: parallelamente ai reattori di quarta generazione si stanno facendo ricerche sui reattori a fusione. Quindi, c'è ampio materiale. Gli "sherpas" potrebbero cominciare oggi un discreto e silenzioso lavoro. Nell'interesse di tutti.
Cop26 Glosgow, Mario Draghi: "Nel lungo periodo le rinnovabili hanno dei limiti"
Lunedì, 1 novembre 2021
"Nel lungo periodo dobbiamo essere consapevoli che le energie rinnovabili possono avere dei limiti. La Commissione europea ci dice che potrebbero non essere sufficienti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030 e il 2050. Quindi, dobbiamo iniziare a sviluppare alternative praticabili adesso, perchè sarà possibile fruirne in pieno soltanto nel giro di alcuni anni. Nel frattempo, dobbiamo investire in tecnologie innovative per la cattura del carbonio". È quanto ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi intervenendo alla tavola rotonda "Action and solidarity: the critical decade" alla Cop26 di Glasgow.
L'innovazione tecnologica e' fondamentale per vincere le sfide climatiche, ha detto il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani nel corso della conferenza stampa insieme al premier Draghi. "A tecnologia costante sarebbe difficoltoso stare negli 1,5 gradi ma anche nei 2", ha spiegato. Per questo "serve sforzo globale che punti su tecnologie nuove per andare piu' veloci".
"La prima, grande notizia che il primo ministro Johnson ci ha dato oggi e' che i soldi non sono un problema se vogliamo usarli bene", ha evidenziato Draghi. "Johnson ha sottolineato la quantita' di risorse finanziarie private disponibili" nella lotta al cambiamento climatico, "sono decine di bilioni. Ma adesso vanno usate, dobbiamo trovare un modo intelligente per spenderle e farlo velocemente. Innanzitutto abbiamo bisogno che tutte le banche di sviluppo multilaterali, specialmente la Banca Mondiale, possano condividere con il settore privato rischi che il settore privato da solo non puo' sostenere. Abbiamo bisogno di piattaforme nazionali dove le banche multilaterali internazionali possano condividere il rischio e rendere tutti questi soldi utili per un buono sforzo", ha aggiunto.
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https://www.associazioneitaliananucleare.it/lenergia-nucleare-a-supporto-della-decarbonizzazione/
L'energia nucleare a supporto della decarbonizzazione
9 marzo 2021
Pubblichiamo di seguito la versione italiana del Position Paper di Nuclear for Climate in vista della conferenze delle Nazioni Unite sul Clima (COP26) che si terrà a Glasgow il prossimo novembre. La versione originale in inglese è scaricabile in calce. Ringraziamo Giuseppe Canzone per la redazione del testo in italiano e per le note esplicative.
Nuclear for Climate è un'iniziativa che parte dal basso e che riunisce professionisti e scienziati del settore nucleare di oltre 150 associazioni. L'obiettivo di Nuclear for Climate è di instaurare un dialogo con i responsabili politici e il pubblico sulla necessità di includere l'energia nucleare tra le soluzioni "carbon free" atte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Auspichiamo un futuro prospero per tutti, in cui le attività umane siano a basse emissioni di carbonio e sostenibili.
La nostra missione è accelerare la capacità del mondo di raggiungere la decarbonizzazione [del sistema energetico, ndr] entro il 2050, promuovendo la collaborazione tra il settore nucleare e le tecnologie alla base delle fonti di energia rinnovabili.
Crediamo nello slogan "Net Zero Needs Nuclear" per questi motivi:
➢ L'energia nucleare è una fonte di energia a basse emissioni di carbonio: è comprovato che l'energia nucleare sia una fonte di energia a basse emissioni di carbonio che non solo può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra ma è in grado di sostituire efficacemente la nostra attuale dipendenza energetica dagli inquinanti combustibili fossili.
➢ L'energia nucleare è allo stato dell' arte, disponibile, scalabile e dispiegabile: per raggiungere l' obiettivo di decarbonizzazione del sistema energetico (Net Zero) è necessario che nuove centrali elettronucleari siano dispiegate su vasta scala e con urgenza, in sinergia con le fonti energetiche rinnovabili [in particolare con l'idroelettrico, ndr].
➢ L'energia nucleare è una fonte di energia pulita, flessibile e conveniente: il nucleare può integrarsi con le fonti di energia rinnovabili, bilanciando le fonti intermittenti [e utilizzando l'idroelettrico come sistema principale di accumulo] per ottenere sistemi energetici puliti, efficienti e convenienti.
➢ Il nucleare non fornisce soltanto elettricità a basse emissioni di carbonio: il nucleare è anche in grado di supportare la decarbonizzazione di altri settori economici (industria e servizi).
➢ Il nucleare sostiene lo sviluppo globale, inclusivo e sostenibile: il nucleare porta benefici socioeconomici globali che sono congruenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
A cinque anni dalla firma dell'Accordo di Parigi, ci stiamo rendendo conto dell'enormità della sfida che il mondo deve affrontare per limitare l'aumento della temperatura globale di 1,5 °C. La situazione climatica globale è critica e dobbiamo lavorare insieme se vogliamo raggiungere l'ambizioso obiettivo della decarbonizzazione [del sistema energetico, ndr] entro il 2050 e proteggere il futuro del nostro pianeta. Le strategie finora adottate non si sono rivelate efficaci mentre il 2050 si avvicina sempre più. Quindi dobbiamo agire ora. La conferenza COP26 di Glasgow rappresenta un'opportunità fondamentale per le nostre nazioni di riunirsi e agire [in modo coordinato, ndr], è necessario acquisire una visione comune sui problemi climatici [e ambientali, ndr] per trovare un strategia di intervento per raggiungere l'obiettivo della decarbonizzazione (Net Zero).
Chiediamo a tutti i negoziatori e ai responsabili politici che parteciperanno alla COP26 di adottare un approccio neutrale dal punto di vista tecnico-scientifico verso quelle politiche energetiche favorevoli ad una integrazione tra energia nucleare e fonti energetiche rinnovabili.
L'energia nucleare è una fonte di energia a basse emissioni di carbonio: è comprovato che l'energia nucleare sia una fonte di energia a basse emissioni di carbonio che non solo può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra ma è in grado di sostituire efficacemente la nostra attuale dipendenza energetica dagli inquinanti combustibili fossili.
- Da oltre 60 anni il nucleare è una delle principali fonti di energia a basse emissioni di carbonio. Con circa 440 reattori in funzione in 30 paesi diversi, il nucleare rappresentava, alla fine del 2019, il 10% della produzione mondiale di elettricità. È la seconda più grande fonte di energia a basse emissioni di carbonio, dopo l'energia idroelettrica.
- La "carbon intensity" di una centrale nucleare, ovvero la quota di CO2 emessa da una centrale nucleare rispetto all'energia fornita, durante tutta la sua vita operativa, è molto bassa dello stesso ordine di grandezza di quelle dell'energia eolica e idroelettrica. I paesi a più bassa carbon intensity sono quelli nel cui mix energetico è presente una grande componente di energia nucleare e idroelettrica. La Francia, che produce circa tre quarti della sua energia elettrica da fonte nucleare, ha le emissioni di CO2 pro capite più basse tra i sette maggiori paesi industrializzati (G7).
- Utilizzando l'energia nucleare come fonte primaria, in sostituzione dei combustibili fossili, è stato possibile, a partire dal 1970, evitare l'immissione in atmosfera di un quantitativo di gas serra pari a 60 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2. L'utilizzo del nucleare in luogo dei combustibili fossili è servito a prevenire circa 1,84 milioni di morti legate all'inquinamento atmosferico e si stima che altri 7 milioni di morti potrebbero essere evitati entro il 2050 se il nucleare sostituisse le fonti di combustibili fossili su larga scala.
- Nonostante l'impressionante crescita globale (circa il 500%) del solare e dell'eolico tra il 2000 e il 2018, l'uso dei combustibili fossili è rimasto costante, rappresentando circa l'80% dell'energia consumata a livello mondiale. Ciò è correlato ad un calo della quota del nucleare nel mix energetico nello stesso periodo di tempo, anche se la produzione nucleare in termini assoluti è aumentata.
- I Paesi che negli ultimi anni hanno deciso la chiusura delle loro centrali nucleari hanno incontrato difficoltà a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili [in particolare per quanto riguarda la generazione elettrica, ndr]. In Germania, a seguito di una graduale eliminazione del nucleare, la quota percentuale di combustibili fossili come fonte di energia primaria è diminuita di meno dell'1% dal 2010 nonostante i massicci investimenti (178 miliardi di euro) a sostegno delle fonti rinnovabili [in particolare eolico e fotovoltaico, ndr].
L'energia nucleare è allo stato dell' arte, disponibile, scalabile e dispiegabile: per raggiungere l'obiettivo di decarbonizzazione del sistema energetico (Net Zero) è necessario che nuove centrali elettronucleari siano dispiegate su vasta scala e con urgenza, in sinergia con le fonti energetiche rinnovabili [in particolare con l'idroelettrico, ndr].
- Le principali istituzioni internazionali (ONU, OECD-IEA, EU) concordano sulla necessità di impiegare con urgenza e su vasta scala tutte le tecnologie a basse emissioni di carbonio, compreso il nucleare, per raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione del sistema energetico (Net Zero). Ciò si evince nell'ultimo rapporto dell' IPCC che stima sia necessario un raddoppio della capacità nucleare entro il 2050 per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 °C.
- Il nucleare è una tecnologia allo stato dell'arte, disponibile, scalabile e ad impatto limitato, che è già stata impiegata con successo. Negli ultimi 50 anni infatti, l'installazione di centrali elettronucleari ha rappresentato il metodo più veloce ed efficace per ottenere la decarbonizzazione del sistema elettrico consentendo di anno in anno di incrementare la quota pro capite di energia pulita. In Svezia in meno di 15 anni, a partire dal 1970, sono stati installati 10,9 GWe di nuova capacità nucleare . Sempre a partire dal 1970 le emissioni pro capite svedesi di CO2 sono diminuite del 75% .
- I piccoli reattori modulari (SMR) hanno molte potenzialità in grado di rilanciare e di espandere il settore nucleare. Con la promessa di ridurre i tempi di costruzione in sito attraverso la produzione in serie di componenti e moduli di impianto, gli SMR offrono la possibilità di una maggiore scalabilità [invece di centrali nucleari basate su una o 2 unità di grande potenza, si potranno dispiegare presso il medesimo sito parecchie unità di piccola potenza, ndr], una riduzione dei costi di capitale e dei rischi finanziari associati. Alcune delle principali nazioni leader nel settore nucleare ritengono egualmente efficaci, per il raggiungimento dell'obiettivo "Net Zero", sia il dispiegamento di reattori di piccola taglia che l'installazione di unità di grande potenza.
L'energia nucleare è una fonte di energia pulita, flessibile e conveniente: il nucleare può integrarsi con le fonti di energia rinnovabili, bilanciando le fonti intermittenti [e utilizzando l'idroelettrico come sistema di accumulo, ndr] per ottenere sistemi energetici a basse emissioni, efficienti e convenienti.
- La diffusione delle energie rinnovabili ha registrato una brusca accelerazione che non accenna a diminuire. Tutto ciò aumenta gli squilibri della rete elettrica, prevalentemente a causa dell'intermittenza di fotovoltaico ed eolico, a cui viene richiesta una sempre maggiore flessibilità per adattarsi alla domanda, che invece conserva le sue caratteristiche. Il nucleare è una fonte di energia pulita che produce elettricità facilmente dispacciabile ed in grado di inseguire la domanda proprio come quella prodotta adesso nelle centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili, può inoltre integrarsi con le fonti rinnovabili intermittenti.
- I reattori nucleari sono oggetto di continue migliorie prestazionali, in termini di flessibilità operativa ed efficienza, ed applicative. Un reattore nucleare può essere utilizzato non soltanto per fornire calore da convertire in energia elettrica da immettere in rete ma sono possibili, già con le tecnologie attuali, diverse altre applicazioni: il calore prodotto può essere utilizzato direttamente in processi industriali e taluni reattori nucleari possono essere impiegati per la 'produzione' industriale dell' idrogeno da utilizzarsi come ulteriore vettore energetico [il surplus di energia elettrica prodotto dalle centrali nucleari può essere stoccato in modo 'distribuito' nelle batterie dei veicoli elettrici o utilizzato per ripristinare i bacini idrici negli impianti idroelettrici che consentono il ripompaggio, ndr].
- Le nuove tecnologie nucleari, in particolare gli SMR, offrono la possibilità di un' integrazione ancora più spinta con le energie rinnovabili, condividendo la medesima caratteristica di poter essere installati in modo distribuito sul territorio e quindi configurando un sistema elettrico più decentralizzato, laddove richiesto, o concentrando la produzione (l'offerta) in prossimità dei punti di domanda.
- Ricerche recenti hanno dimostrato che il nucleare rimane la tecnologia a basse emissioni di carbonio più economica disponibile e che il costo della decarbonizzazione del sistema elettrico si riduce quando essa è presente in misura considerevole nel mix energetico. Un altro studio recente rileva che, ai fini del raggiungimento della decarbonizzazione del sistema elettrico, il nucleare è la fonte di energia pulita con il System Value più elevato. Il System Value è un'importante indicatore aggregato che quantifica l'impatto totale di ciascuna fonte sul sistema energetico nel suo complesso.
Il nucleare non fornisce soltanto elettricità a basse emissioni di carbonio: il nucleare è anche in grado di supportare la decarbonizzazione di altri settori economici (industria e servizi).
- Il 40% delle emissioni totali di gas serra sono imputabili alla produzione di energia elettricità, la cui domanda è in continuo aumento, e che è ancora significativamente legata ai combustibili fossili (64% della produzione totale di elettricità). I combustibili fossili sono però anche ampiamente utilizzati in altri settori come i trasporti, il riscaldamento e i processi industriali.
- [L'idrogeno non può essere recuperato in natura in quantità significative ma, affinché esso sia disponibile in quantità congrue alle applicazioni richieste, va prodotto con processi industriali complessi ed energivori. L'idrogeno pertanto non va confuso con una fonte energetica primaria ma deve essere considerato come un vettore di energia, ndr]. Le tecnologie nucleari possono fornire l'energia necessaria a produrre idrogeno su scala industriale a costi ragionevoli, in maniera da poter essere utilizzato come alternativa ai combustibili fossili e supportare, ad esempio, la decarbonizzazione dei trasporti o di altri settori. L'idrogeno prodotto dal nucleare può anche essere utilizzato in taluni sistemi di conversione e stoccaggio per aggiungere ulteriore flessibilità alla rete elettrica. Il concetto di un'economia dell'idrogeno sta ricevendo un forte impulso sia a livello politico che commerciale in tutto il mondo.
- Il calore generato dai reattori nucleari, oltre che essere convertito in energia elettrica, può essere utilizzato direttamente o indirettamente per molteplici applicazioni con indubbi vantaggi economici e ambientali. Tra le varie applicazioni possibili o già utilizzate con successo si annoverano il teleriscaldamento, il calore di processo industriale e la desalinizzazione dell'acqua di mare.
- Sono in fase di sviluppo nuovi tipi di reattori operanti a temperature di esercizio più elevate che ne consentirebbero l'uso per applicazioni particolarmente energivore e fortemente inquinati [perché basate sui combustibili fossili, ndr], diverse dalla produzione elettrica tra cui: produzione di polimeri e plastica, siderurgia (riscaldamento degli altoforni), produzione di fertilizzanti agricoli e produzione di idrogeno tramite elettrolisi ad alta temperatura o metodi termochimici .
Il nucleare sostiene lo sviluppo globale, inclusivo e sostenibile: il nucleare porta benefici socioeconomici globali che sono congruenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
- Il nucleare è compatibile con gli indirizzi delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). L'energia nucleare può contrastare efficacemente la povertà energetica fornendo nel contempo energia pulita a livello globale, sostenendo elevati standard di vita e migliorandoli laddove questi sono al momento a livelli inaccettabili, garantendo buona salute, un ambiente pulito e un'economia sostenibile.
- Secondo l'Agenzia internazionale dell'Energia (IEA), occorrerà installare in media almeno 15 GWe di nuove centrali nucleari all' anno tra il 2020 e il 2040 per soddisfare lo scenario di sviluppo sostenibile (SDS) previsto, rispettando anche gli SDG. Il rilancio dell' energia nucleare a livello mondiale sarà quindi fondamentale per garantire un futuro energetico più pulito ed inclusivo.
- Attualmente in circa 30 paesi, dalle economie più avanzate a quelle in vie di sviluppo, si stanno valutando, pianificando o sono già in corso programmi per introdurre l'energia nucleare nel proprio mix energetico. Bangladesh, Bielorussia, Emirati Arabi Uniti e Turchia hanno impianti in costruzione o hanno recentemente avviato alla produzione i loro primi reattori e diversi paesi africani cominciano a prendere in considerazione l'opzione nucleare per far fronte alla loro necessità di approvvigionamento di energia pulita e sostenibile.
- Il nucleare offre posti di lavoro qualificati e vantaggi economici. Un recente studio sull'economia europea ha rilevato che ogni euro investito per il nucleare genera 5 euro in più nel PIL dell'UE e ogni posto di lavoro creato direttamente nell'industria nucleare crea 3,2 posti di lavoro nell'indotto contribuendo direttamente alla crescita economica della UE.
- Per queste ragioni, una ripresa e un'espansione del settore nucleare possono realmente contribuire alla ripartenza dell'economia mondiale post COVID-19. Il rilancio dell'energia nucleare creerà nuovi e stabili posti di lavoro, darà impulso alla crescita economica in maniera davvero sostenibile, rafforzando nel contempo il sistema energetico e proteggendolo da eventi inattesi e, sopratutto, garantirà la transizione verso un sistema energetico realmente a zero emissioni.
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