— Conclusioni ufficiali della preCOP. Greta ha ragione: molto bla bla bla, pochissime premesse per fatti seri —

Pre-Cop26, aumento a parole degli impegni a decarbonizzare. Ma no quote vincolanti e accordo su tagli equi che tengano conto di quanta Co2 si è scaricata nel passato.

Si garantisce ancora una volta il fondo da 100 miliardi ai paesi poveri ma sempre in forma di prestiti ed elemosina, non come restituzione di un debito ecologico e sociale che abbiamo contratto come paesi ricchi.

La Cop27 del 2022 si terrà nell'Egitto sotto dittatura militare

Roberto Cingolani, MITE del governo Draghi, nella sua funzione di presidente della preCOP di Milano, nella conferenza stampa conclusiva (2 ottobre 2021) ha fatto il presunto bilancio dei lavori: 

"Fra i 50 ministri dell'Ambiente alla Pre-Cop26 abbiamo raggiunto un consenso che occorre accrescere per mantenere il riscaldamento sotto 1,5 gradi. Occorre aumentare gli Ndc (gli impegni degli stati per la decarbonizzazione, n.d.r.), bisogna garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo e andare avanti col libro delle regole (Rulebook) sull'Accordo di Parigi. L'energia dei giovani della Youth4Climate ha galvanizzato i ministri. Dobbiamo ricordare quanto ci hanno detto".

Qui di seguito il comunicato stampa del MITE rinvenibile al link https://www.mite.gov.it/comunicati/pre-cop-milano-cingolani-fondamentale-evitare-l-aumento-di-1-5-gradi-la-comunita

Milano, 3 ottobre 2021 - Con la conferenza stampa finale del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e del presidente di Cop26 Alok Sharma si è chiusa la PreCop26 e, con essa, le cinque giornate milanesi che hanno prima visto protagonisti i giovani di tutto il mondo e, successivamente, i negoziati che hanno indicato la strada per #Cop26 a Glasgow, tra esattamente un mese.

I rappresentanti dei 50 paesi presenti, decine tra ministri e special envoy, hanno lavorato intensamente in diverse sessioni dedicate a temi cruciali, dalla finanza sostenibile alla trasparenza dei dati, concordano sulla necessità di aumentare gli impegni di decarbonizzazione presi nell'ambito degli Accordi di Parigi sul clima.

"Dobbiamo evitare di arrivare ad un ulteriore surriscaldamento della temperatura - ha detto il ministro per la transizione ecologica Cingolani - Sappiamo tutti, compresi i Cinesi, che non superare l'aumento di 1,5 gradi è fondamentale. Sono fiducioso perché la comunità internazionale è consapevole del pericolo, tutti sono sensibilizzati". "Non c'è alcun futuro per gli investimenti sui combustibili fossili", ha poi aggiunto il ministro spiegando che "la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili, ma la strada è ben chiara".Per il presidente di Cop26 Alok Sharma, "la discussione è stata estremamente costruttiva perché è stata avvertita l'urgenza di agire prima. I messaggi fondamentali che sono emersi dalla conferenza e che tutti hanno riconosciuto è che Cop 26 sarà fondamentale per il prossimo decennio, che occorre aumentare gli Ndc (Nationally Determined Contributions) e garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo".Il ministro Cingolani ha proposto che Youth4Climate, l'evento con 400 giovani da tutto il mondo che ha preceduto la pre-Cop di MIlano, diventi periodico per coinvolgere i giovani nei processi decisionali. Il Ministero per la Transizione ecologica ha deciso di calcolare le emissioni di gas serra delle giornate milanesi e compensarne l'impatto con la piantumazione di nuovi alberi.

Un dispaccio ANSA (si vada su: https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2021/10/02/pre-cop26-ok-sullaumento-degli-impegni-a-decarbonizzare_afb91ba5-037b-4d77-9046-9d92475dfcbb.html ) riporta quanto ha ribadito alla conferenza finale anche Alok Sharma, il presidente britannico della COP26 vera e propria, che sta per tenersi a Glasgow (dall'1 al 12 novembre):

"Anche la Cina, principale emettitore di gas serra al mondo, è consapevole della gravità della crisi climatica, e vuole che si aumentino gli impegni globali di decarbonizzazione". 

"Alla Cop26 di Glasgow - ha detto Sharma - dovremo preparare un piano per erogare entro il 2025 il fondo da 100 miliardi di dollari previsto dall'Accordo di Parigi per i paesi in via di sviluppo".

Secondo l'ANSA, alla Pre-Cop26 di Milano, avrebbe detto Cingolani, "c'è stata una dichiarazione molto chiara che sarà impossibile investire in attività correlate con i combustibili fossili. Cerchiamo di disincentivare qualsiasi investimento in ricerca ed estrazioni di fossili. Tuttavia, è impossibile raggiungere subito zero investimenti, perché la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili. Ma la strada è ben chiara".

Poi vengono riportate dall'Agenzia altre dichiarazioni.

Frans Timmermans, Commissione UE. "Gli Usa sono tornati con noi nella lotta al cambiamento climatico e il nostro dovere in vista della Cop 26 di Glagow è di convincere altri Paesi a farlo" . Lo ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Frans Timmermans intervenendo alla PreCop in corso a Milano. "Dobbiamo cambiare velocemente e radicalmente ogni cosa perché ogni Governo ha la sua responsabilità di non tenere le persone nella loro comfort zone", ha aggiunto Timmermans, sottolineando che "ogni Paese deve arrivare alla Cop 26 con un piano preciso".

John Kerry, inviato USA. L'inviato Usa per il clima è "fiducioso in un accordo sul clima con la Cina". Lo ha detto nel corso di Precop 26 a Milano, spiegando che "mi incontro spesso con i partner cinesi, le nostre relazioni sono ottime, ma i Paesi del G20 debbono fare di più". "La PreCop di Milano è stata molto utile, perché dobbiamo dimostrare che siamo tutti impegnati a rispettare gli accordi di Parigi", ha aggiunto Kerry. Tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali "è un obiettivo che possiamo raggiungere, ce lo chiede la scienza. Non tutti i Paesi debbono fare la stessa cosa, ma ciascuno deve fare la sua parte". L'India è impegnata a ridurre l'aumento della temperatura globale di 1,5 gradi, ha detto Kerry, come stanno già facendo "i Paesi che producono circa il 55% del Pil mondiale. L'India sta incrementando le proprie rinnovabili di 450 GW, e se lo farà, sarà in linea con questo obiettivo"."Glasgow è dietro l'angolo - ha concluso Kerry -, mancano 30 giorni per il punto di partenza della sfida del decennio e del secolo".

Il papa ai giovani, voi gli ultimi che ci possono salvare. "Oggi la nostra madre Terra geme e ci avverte che ci stiamo avvicinando a soglie pericolose. Voi siete forse l'ultima generazione che ci può salvare, non esagero". Lo dice Papa Francesco ai giovani economisti riuniti ad Assisi (Perugia) e in streaming per The Economy of Francesco. "Alla luce di questa emergenza, la vostra creatività e la vostra resilienza implicano una grande responsabilità. Spero che possiate usare quei vostri doni - è l'auspicio del Papa - per sistemare gli errori del passato e dirigerci verso una nuova economia più solidale, sostenibile ed inclusiva".

In Egitto la Cop27 del 2022. L'Egitto "è stato nominato per ospitare la prossima Cop27". Lo ha detto l'inviato degli Usa per il clima John Kerry alla PreCop26 di Milano. Il Cairo aveva presentato la propria candidatura lo scorso luglio.

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- RESOCONTI E COMMENTI -

Il manifesto del 3 ottobre 2021

Chiude preCop: «Dobbiamo fare di più» ma senza vincoli

Il resoconto finale . L'annuncio di Kerry: accolta la candidatura di al Sisi, Cop27 si terrà in Egitto

di Luca Martinelli

Il bla bla bla è arrivato all'atto conclusivo, ieri, con la conferenza stampa finale della PreCop26: «La discussione è stata estremamente costruttiva perché abbiamo avvertito l'urgenza, l'emergenza di agire prima. I messaggi fondamentali che sono emersi dalla conferenza e che tutti hanno riconosciuto è che Cop 26 sarà fondamentale per il prossimo decennio; abbiamo raggiunto il consenso sul fatto che occorre fare di più per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C e aumentare i contributi determinati a livello nazionale nel futuro» ha detto Alok Sharma, presidente designato della Cop 26, già Segretario di Stato per gli affari economici, l'energia e la strategia industriale del Regno Unito. Peccato che i contributi siano piani per la riduzione delle emissioni non vincolanti.

EPPURE - AD ASCOLTARE la conferenza stampa - la PreCop26 di Milano pare aver fatta propria l'agenda dei movimenti, che hanno contestato dal primo giorno l'appuntamento istituzionale. «L'energia che è arrivata dai giovani (i 400 delegati che hanno partecipato allo Youth4Climate, tra loro Greta Thunberg, ndr) ha galvanizzato il gruppo di ministri. Nelle prossime settimane, prima di Cop26, dobbiamo ricordare quello che ci hanno detto i giovani e pensare a quella che potrebbe essere la loro reazione ai risultati che raggiungeremo con Cop26» ha aggiunto Sharma.

TRA I GALVANIZZATI C'È ANCHE il ministro italiano della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: pur continuando la sua narrazione contro i giovani che protestano, perché «è importantissimo che lo facciano» ma «è altrettanto importante che la protesta si trasformi in proposta», alla conferenza stampa fa propria una delle chiavi dei movimenti per la giustizia climatica: «C'è stata una dichiarazione molto chiara che sarà impossibile investire in attività correlate con i combustibili fossili. Cerchiamo di disincentivare qualsiasi investimento in ricerca ed estrazioni di fossili» ha detto. Salvo poi sottolineare che «è impossibile raggiungere subito zero investimenti, perché la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili». Manca una data di scadenza, per le trivelle. Non è che detto che sarà Glasgow a determinarla, anche se l'urgenza c'è.

LA CONFERENZA STAMPA finale è stata l'occasione per alcuni Paesi di intervenire: l'inviato speciale del presidente Usa per il clima, John Kerry, ha detto: «Scendere ben sotto a un aumento di temperatura di 2 gradi non significa ridurla di 1,9 o 1,7 gradi, ma almeno di 1,5 gradi. È un obiettivo che possiamo raggiungere, ce lo chiede la scienza». Per Kerry, Glasgow sarà «la linea di partenza di quella che sarà la gara del secolo». Per gli Stati Uniti d'America «ciascuno deve fare la sua parte», in primis «i Paesi del G20, i 20 Paesi più ricchi del mondo che assicurano l'80% delle emissioni del pianeta, e dobbiamo capire che siamo tutti sulla stessa barca, che nessun Paese piccolo può da solo affrontare la questione, ma neanche nessun Paese grande da solo». Kerry si è detto fiducioso anche di un accordo con la Cina.

GLI HA FATTO ECO il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans: «Dobbiamo cambiare. E dobbiamo cambiare rapidamente ogni cosa. Ogni governo ha la responsabilità di agire».

IERI È STATO PRESENTATO anche il documento della Climate Open Platform, una rete che raccoglie oltre 130 organizzazioni. È una «Dichiarazione per il futuro» e ha ambizioni più alte di quelle della PreCop: chiede il riconoscimento nel diritto internazionale del «diritto umano al clima», una carbon tax globale, il passaggio dalla fonti fossili alle fonti rinnovabili, aiuti ai Paesi poveri per la crisi climatica (questi sono stati promessi), una pianificazione industriale statale green. Alcuni dei punti chiave erano stati consegnati anche a Mario Draghi, giovedì mattina, dalla delegazione di Fridays for Future. «Siamo la generazione senza futuro, che vive e vivrà sulla propria pelle gli effetti sempre più intensi della crisi climatica» dichiarano le attiviste e gli attivisti della Climate Open Platform. E se il ministro Cingolani dice che «la transizione ha i suoi tempi», loro ribadiscono che il tempo è scaduto.

E POICHÉ GIUSTIZIA climatica e diritti umani non sono slegati, anche l'ultimo annuncio della PreCop farà discutere: l'inviato Usa John Kerry ha detto che la prossima COP27, nel 2022, si terrà in Egitto, nel Paese guidato da Abdel Fattah al Sisi, che il 20 settembre, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, aveva dichiarato che il suo Paese aspirava ad ospitare il 27mo Summit sul clima a nome del continente africano. L'annuncio di Kerry è un'altra vittoria della diplomazia del Paese del Nord Africa, lo stesso che da 19 mesi detiene in custodia cautelare in carcere lo studente dell'Università di Bologna Patrick Zaki e dove Giulio Regeni - dottorando italiano dell'Università di Cambridge - è stato ammazzato all'inizio del 2016.

Il manifesto del 3 ottobre 2021

Da precop il mantra delle buone intenzioni

di Marica Di Pierri (Associazione A Sud)

Se si riavvolgesse il nastro delle dichiarazioni che - Cop dopo Cop, negoziazione dopo negoziazione, conferenza ministeriale dopo conferenza ministeriale - vengono sciorinate sul futuro della lotta ai cambiamenti climatici da Ministri, leader politici e rappresentanti delle Nazioni Unite, si potrebbe mixare senza fatica un «Mantra delle buone intenzioni» destinato a diventare una hit per molto tempo. Una musica suadente, fatta di speranze e promesse che però, alle orecchie attente, ricorda spaventosamente l'orchestra che continua a suonare sul Titanic che cola a picco.

La pre-Cop conclusasi ieri a Milano non fa eccezione. Le notizie del «day after» son più o meno le stesse che si leggono ogni volta, come in un rito stanco, che oppone all'urgenza di misure radicali, proclami che a forza di pronunciarli hanno perso credibilità.
E allora ecco il Vicepresidente della Commissione UE Timmermans avvertire che «i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia per l'umanità»; gli fa eco Kerry che rilancia - come le ultime innumerevoli volte - chiamando ciascuno a fare la sua parte (senza specificare che le responsabilità sono sì comuni ma molto, molto differenziate).

I 50 ministri intervenuti dichiarano puntualmente di essere d'accordo (almeno in teoria) ad aumentare gli impegni di decarbonizzazione e anche a stanziare i famigerati, ormai leggendari 100 miliardi a sostegno dei paesi più vulnerabili (come se non lo stessero già dichiarando ogni anno da dieci anni).
Fa poi capolino l'inguaribile ottimismo di Cingolani che chiosa sperando si tratti di una «svolta storica», e annuncia con sicumera: «in futuro nessun investimento su combustibili fossili!».

Il suo concetto di futuro esclude evidentemente quello prossimo, nonché il presente e il recente passato, visto il contestato PiTESAI in dirittura d'arrivo e la decisione presa con nonchalance ad aprile, quando - a neanche due mesi dall'insediamento - aveva dato via libera a sette progetti di estrazione petrolifera (rinnovi o nuovi progetti all'interno di concessioni esistenti) ubicati tra Sicilia, Abruzzo, Marche e Emilia Romagna. Del resto, nella frase successiva al roboante ed epocale annuncio, ripreso dai titoli di molta stampa, lo stesso ministro ha precisato che «è impossibile raggiungere subito zero investimenti» e che infatti «entro fine anno verranno aperte nuove pipeline» ma ciò non contraddice, sia chiaro, che «rimaniamo sulla strada dell'uscita dal gas». Il che però, con buona pace del tentativo, Ministro, è evidentemente contraddetto dagli scenari energetici tracciati per l'Italia lungo i prossimi (parecchi) anni.

Come note di colore possono aggiungersi alla lista alcune delle uscite cui ci ha ormai immancabilmente abituati il ministro dell'ambiente più inviso agli ambientalisti. In apertura di kermesse Cingolani aveva bacchettato i giovani chiedendo loro di impegnarsi e esprimere proposte forti e chiare (come se spettasse a loro; come se ci fossero spazi di ascolto e concertazione reale e non puramente rituali), consegnando alle cronache anche un esilarante fuori onda con cui - nella trance agonistica della «sfida di concretezza» da lui indetta tra ministri e giovani delegati - aveva criticato Greta, a suo dire «addirittura meno concreta» (di lui, ndr).

Una dose di sano realismo è giunta dal presidente della Cop26 Sharma che, pur dichiarandosi d'ufficio ottimista sui risultati attesi a Glasgow, allerta sull'insufficienza degli attuali impegni nazionali di riduzione, sommando i quali nel 2030 «avremmo un aumento del 16% dei gas serra» e non l'auspicato taglio del 45%. Un dato che, da solo, dovrebbe fare più rumore di tutto il resto.

Tra i punti da sciogliere resta anche l'accordo sul phase out dal carbone. Sul quale, secondo Sharma, se i Paesi del G7 ragionano sul 2030, «per gli altri Paesi, l'obiettivo potrebbe essere al 2040». Una data che lo stesso Timmerman commenta con «stupore».
Intanto, il Milano Convention Centre che ospitava gli incontri ha chiuso i battenti. La stampa è già passata ad altro. Con i nodi che restano tutti sul tavolo, fino alla prossima volta.

Il gioco delle parti continua. Le speranze sono terzine da declamare con fervore. Gli atti concreti languono. Il tempo scorre inesorabile. Ma è la governance, bellezza! Del resto, un po' di blabla non si nega a nessuno.

Il manifesto del 2 ottobre 2021

Draghi, paladino europeo del bla bla bla

di Guido Viale

Scenari. Il governo, e il mondo, dichiarano altisonanti parole come «crescita». Ma non sanno come affrontare il mutamento radicale di tutti gli assetti produttivi, occupazionali e sociali

Avete presente la fuga catastrofica da Kabul degli occidentali di fronte all'avanzata dei talebani? Non si erano preparati, nonostante sapessero che gli accordi di Doha non sarebbero stati rispettati. E si sono messi in salvo - non tutti - grazie alla logistica dell'esercito Usa, sconfitto in guerra ma ancora operativo da 10mila e più chilometri di distanza.

BENE. QUELLA NON È che una pallida anticipazione della rotta che rischia di travolgere tutti gli Stati del mondo insieme ai loro abitanti di fronte all'avanzata dei fenomeni metereologici estremi provocati dalla crisi climatica e alle loro conseguenze sull'economia (prezzi, catene di fornitura, sbocchi di mercato, occupazione) che nessun governo si sta preparando ad affrontare, nonostante gli accordi stipulati e confermati nelle 25 COP che si sono succedute in trent'anni di vita della Convenzione sul clima; e che tutti i governanti sanno che non saranno rispettati: a partire da loro. Come pensare che l'esito di questo confronto possa essere diverso dalla rotta afghana? Questa volta però non ci sarà un Quartier generale esterno a mettere in salvo qualcuno. Sarà anch'esso inghiottito dall'imprevisto ma non imprevedibile sviluppo degli eventi.

LA DIPLOMAZIA AMBIENTALE è ormai fatta solo più di dichiarazioni altisonanti - i blablabla denunciati da Greta - ma sembra quasi che l'arte del governo si sia ridotta all'escogitazione di strattagemmi, trucchi e imbrogli per ritardare, postporre, ridurre, proporre eccezioni, equivocare, rinnegare, falsare gli impegni presi. Il ministro Cingolani è un maestro in quest'arte, che rischia di tradursi nella famosa profezia che si autoavvera: guidata da uno come lui, infatti, la transizione ecologica non può che produrre «un bagno di sangue» (ma i suoi colleghi europei non sono da meno; con un po' più di stile). Mentre Draghi, uscito dal suo secolare silenzio, si incarica di coprirne l'operato (il non operato) auto-proponendosi come paladino europeo del clima.

Ma né l'uno né l'altro hanno la minima idea di come affrontare il problema che esige un mutamento radicale di tutti gli assetti produttivi, occupazionali e anche sociali del paese e del mondo. E «ciao crescita!», parola che continua a rimbombare nelle loro bocche. Ma è un mutamento che diventa tanto più difficile da realizzare, e persino da concepire, mano a mano che se ne procrastina l'inizio. Senza dirlo lo ha confessato lo stesso Cingolani parlando con Greta: ma voi che cosa proponete? Sembra non rendersi conto che dall'alto di una poltrona ministeriale e dal basso di piazze svuotate da due anni di covid la questione delle proposte non si presenta certo nello stesso modo...

EPPURE, LE COSE SONO chiare: vanno interrotte subito prospezione, estrazione e, ovunque non indispensabili, utilizzo dei fossili (garantendo un reddito adeguato a chi resta temporaneamente senza lavoro) e vanno accelerati con tutte le risorse disponibili lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la drastica riduzione di sprechi e usi superflui dell'energia. Va bloccato il consumo di suolo, ridimensionati agricoltura e allevamenti industriali, cambiato radicalmente il sistema di mobilità, non con la motorizzazione elettrica di massa, ma con un trasporto pubblico sia di linea che flessibile e personalizzato, potenziando i mobility manager sia di azienda che di condominio e quartiere.

Ma soprattutto vanno ridotte le distanze da percorrere con un uso flessibile del web e attrezzando e rivitalizzando gli ambiti territoriali locali con la città dei 15 minuti. Le scuole devono diventare il centro della vita di ogni quartiere aprendo le finestre sul mondo e aprendosi al resto del mondo e mettendo la conversione ecologica al centro dell'attenzione, cosa che Cingolani si è ben guardato dal fare.

SONO TUTTE COSE che privilegiano la dimensione locale (comunità energetiche, del cibo, della prossimità) e i relativi governi; che per lo più oggi latitano (quali e quanti candidati in queste elezioni hanno messo la crisi ecologica al centro della loro attenzione?), ma che restano il livello istituzionale più accessibile all'iniziativa dal basso.

Non fermeranno, le poche che si attiveranno da subito, l'avanzata della crisi climatica.

Ma lo stallo finirà per esautorare i governi nazionali - il loro personale, politico e non, è incapace di ricambi sostanziali - per consegnare alle comunità locali l'iniziativa nell'adattamento alle peggiorate condizioni ambientali ed economiche dei prossimi decenni. E grazie alla sua replicabilità e alla promozione di collegamenti orizzontali tra le forze più attive l'iniziativa locale potrà fare da argine all'avanzata dell'apocalisse. In attesa di un completo ricambio, innanzitutto generazionale, di quel personale che ha avuto in mano il destino del mondo dimostrando di non essere all'altezza del compito.