— PRECOP - L'intervento di disarmisti esigenti e partners: incontro per disinvestire dalle banche fossili armate e nucleari (vedi sotto) — 

QUI le conclusioni ufficiali della conferenza ONU

QUI i documenti delle piattaforme di movimento 

QUI il video dell'incontro il 1 ottobre al Climate camp su banche fossili, armate e nucleari


L'incontro svoltosi al Climate Camp (ore 19:00) per disinvestire da banche fossili, armate e nucleari - QUI IL VIDEO

successivo al flash mob tenutosi in Piazza Affari (ore 17:00), sede della Borsa italiana 

in appoggio all'obiettivo di inserire il disarmo negli accordi di Parigi sul clima  

Al flash mob, organizzato da Disarmisti esigenti e Mondo senza guerre e violenza, hanno partecipato 9 attivisti. Si è svolto dopo che il giorno prima e la mattina il Climate Camp aveva occupato con tende la piazza all'insegna dello slogan, riportato su striscione: "O LA BORSA O LA VITA".

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Disinvestiamo dalla finanza insostenibile e iniqua che sovvenziona le produzioni di morte

Incontro/discussione
con gli attivisti
del Climate Camp
(1 ottobre 2021 dalle ore 19)
c/o Centro sportivo XXV aprile - via Giovanni Cimabue, 24 - Milano

Alfonso Navarra - portavoce dei Disarmisti esigenti - ha presentato gli obiettivi generali dell'iniziativa, che riflette sul possibile coordinamento di tre campagne di pressione in corso di svolgimento

Alex Zanotelli - letto un suo intervento scritto sul non accettare l'innaturale alleanza proposta dalla lobby nucleare con le rinnovabili

Andrea Bulgarini - Mondo senza guerre - Interviene sul significato del flash mob effettuato il pomeriggio in piazza Affari proponendo le modalità dell'azione diretta nonviolenta

Antonio De Lellis - ATTAC Italia - Relaziona su debito pubblico e finanza etica

Keivan Motavalli - progetto studio piano energetico e climatico senza fossili e senza nucleare

Massimo Atzu - Lega obiettori di coscienza

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E' stato ricordato: l'energia nucleare è una energia fossile e colonialista!

Le miniere di uranio hanno ucciso i nostri fratelli Navajos per sfruttamento colonialista e con inquinamento.

Giustizia climatica adesso!

La maggior parte dell'uranio USA viene estratto nelle terre indigene (proprio nelle riserve!) e le tribù native ora sono organizzate per una battaglia di resistenza e risarcimento, cui dobbiamo solidarietà. Ecco quanto dichiara Winona LaDuke, membro della nazione Anishabe: "Dobbiamo stare attenti perché l'industria nucleare cerca di ingannare l'opinione pubblica spacciandosi per paladina dell'ambiente. Dobbiamo unirci tutti e scegliere la strada verde, rifiutando definitivamente l'altra, energivora, omicida, ecocida. Lasciamo l'uranio nella terra". 

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IL MESSAGGIO CONCORDATO CON ALEX ZANOTELLI

E' stato letto l'appello, di cui Alex è primo firmatario, che invita a "respingere l'innaturale alleanza tra energie rinnovabili e energia nucleare".

(8 giugno 2021) 

La lobby nucleare mondiale, rappresentata da "Nuclear for Climate", pericolosissima per la pace e gli equilibri naturali, esiziale per la stessa sopravvivenza umana, in vista della COP 26 di Glasgow, ha adottato una tattica subdola e astuta per rientrare in gioco e rilanciarsi: si propone, nel suo position paper (rinvenibile al link: https://www.euronuclear.org/news/cop26-position-paper-netzero-nuclear/), come alleata delle energie rinnovabili per il conseguimento dell'obiettivo della decarbonizzazione. 

I sottoscrittori del presente appello ritengono che la profferta unitaria indirizzata agli ambientalisti, volta a giustificare gli accordi verticistici nelle varie "cabine di regie", vada rifiutata: né i micro reattori modulari di cui ha parlato anche l'attuale responsabile del MAET Cingolani, chiamando in causa il "dibattito europeo", né tantomeno la fusione nucleare, che resta un miraggio, cambiano i termini della questione. Che sono, nella sostanza, ancora quelli che furono, in Italia, sottoposti al voto popolare il 12 e 13 giugno 2011, subito dopo la catastrofe di Fukushima, ricevendo un responso inequivocabile: l'unica cosa certa delle tecnologie nucleari applicate massivamente, in tutte le loro declinazioni energetiche e militari, sono i rischi per la salute e per l'ambiente. Ed anche per la pace, se si comprende l'indissolubilità del legame che tiene insieme il nucleare civile con quello militare, due facce della stessa medaglia. Fino alla minaccia di autodistruzione totale per incidente o per errore di calcolo, come ad esempio dimostrato dalla guerra per falso allarme evitata da Stanislav Petrov il 26 settembre 1983. 

Una osservazione di fondo va fatta, che porta ad escludere ogni compromesso opportunistico: è impossibile passare ad un modello decentrato con il nucleare di mezzo perché il controllo del combustibile deve essere sottoposto a valutazioni sanitarie e addirittura militari che ne escludono un impiego a sovranità territoriale. 

Sulla base di questo ragionamento noi ribadiamo la necessità che in Italia sia data piena e completa attuazione alla volontà popolare per la denuclearizzazione manifestata con il voto di dieci anni fa. Per questo, in coerenza, esigiamo l'adesione dell'Italia al trattato di proibizione delle armi nucleari e la recessione dalla condivisione nucleare NATO. Alla COP26 di Glasgow ci sembra importantissimo che il disarmo (quindi la denuclearizzazione), all'origine della formazione dell'ONU e dei suoi Statuti, sia incluso tra le soluzioni per l'emergenza climatica ed ecologica. 

L'attività militare e le guerre distruggono esseri umani e ambiente mettendo a rischio con la deterrenza nucleare la sopravvivenza di tutti; ma sono anche causa di gravissimo inquinamento permanente: quello che producono di CO2 - quantità ingentissime! (in varie stime, oltre il 15%) - va computato ufficialmente all'interno del percorso delle COP sul clima affinché si persegua, con monitoraggio adeguato, la sua riduzione ed eliminazione. Con l'obiettivo di un inserimento nel testo degli accordi di Parigi sul clima, su questo punto - no nucleare, no guerre, si disarmo, si pace tra gli uomini e pace tra gli esseri umani e la natura - invitiamo alla mobilitazione convergente di ecologisti e pacifisti nell'occasione della preCOP di Milano (dal 29 settembre al 2 ottobre) e della COP di Glasgow (dall'1 al 12 novembre). 

 Proponenti: Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Antonia Sani, Ennio Cabiddu, Patrizia Sterpetti Nota organizzativa: Per quanto riguarda i Disarmisti esigenti e i loro partners (WILPF Italia) la risposta a questa "proposta indecente" l'ha già data il popolo italiano il 12 e 13 dicembre 2011 votando al referendum contro il rischio nucleare da produzione elettrica in tutte le sue declinazioni più o meno proliferanti dal punto di vista militare. Non esistano motivi per non continuare ad esigere politicamente il pieno rispetto del voto per molti aspetti ancora disatteso. Lasciamo agli ambiti accademici tutti gli approfondimenti del caso, come è nella loro natura e vocazione ...

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ANTONIO DE LELLIS, di ATTAC Italia, è curatore del libro "La vita prima del debito", opera collettiva con vari contributi di importanti personalità ecopacifiste. 

L'opinione di Antonio De Lellis rimarca che è fondamentale individuare le connessioni tra ambiti di lotta che si propongono in prima battuta come separati (oggi si parla di "intersezionalità"): senza questa conoscenza degli intrecci non sarebbe possibile impostare una strategia di lotta planetaria.

Secondo De Lellis la finanziarizzazione è il processo con cui quote maggiori di risorse si sono spostate dall'economia reale verso forme di patrimoni finanziari per una èlite sempre più assottigliata, sempre più per pochi, escludendo la grande massa della popolazione mondiale. Il debito rappresenta uno strumento formidabile di estrattivismo finanziario ed è il modo in cui interi popoli vengono resi schiavi. Questo del debito è un muro invisibile che determina i muri materiali e mentali. Senza abbattere questo muro non sarà possibile affrontare il grande tema delle risorse da destinare al contrasto del cambiamento climatico.

Il principio della destinazione universale dei beni, affermato dalla Laudato Si',  offre un fondamentale orientamento, morale e culturale, per sciogliere il complesso e drammatico nodo che lega insieme crisi ambientale e povertà. Tra le cause di questo nesso vi è la situazione dei Paesi penalizzati dalle regole di un commercio internazionale non equo, nei quali permane una scarsità di capitali spesso aggravata dall'onere del debito estero: in questi casi la fame e la povertà rendono quasi inevitabile uno sfruttamento intensivo ed eccessivo dell'ambiente. 

Ma anche la speculazione finanziaria gioca un ruolo determinante assumendo caratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali, dal momento che espone alla povertà milioni di uomini e donne». L'enciclica Laudato sì approfondisce questo nesso affermando che questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri. 

Inoltre c'è un vero "debito ecologico", soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all'uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi. Il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologico.  Alcuni prodotti finanziari, fra cui i cosiddetti "derivati", hanno favorito il sorgere di bolle speculative, le quali sono state importanti concause della recente crisi finanziaria. 

La finanza speculativa è alleata di un sistema fiscale iniquo mondiale e nazionale. Oggi più della metà del commercio mondiale viene effettuato da grandi soggetti che abbattono il proprio carico fiscale spostando i ricavi da una sede all'altra, a seconda di quanto loro convenga, trasferendo i profitti nei paradisi fiscali e i costi nei Paesi ad elevata imposizione tributaria. In realtà, un'imposizione dei tributi, quando è equa, svolge una fondamentale funzione perequativa e di redistribuzione della ricchezza, non solo in favore di coloro che necessitano di opportune sovvenzioni, ma anche per sostenere gli investimenti e la crescita qualitativa dell'economia reale.

Senza la ridefinizione del debito che lega il Nord e il Sud del mondo, non c'è possibilità di riuscita da fenomeni globali quali il riscaldamento climatico e le migrazioni epocali forzate. Strategicamente è tempo di proporre una conferenza internazionale sul debito e fisco parallelamente a quella sul clima e migrazioni forzate perché senza affrontare il tema finanziario, fiscale e la sua causa ed effetto che è il debito, non possiamo efficacemente intervenire per una conversione ecologica, l'unica in grado di scongiurare un cambiamento climatico irreversibile e la deportazione di milioni di persone.

Davanti all'imponenza e pervasività degli odierni sistemi economico-finanziari, potremmo essere tentati di rassegnarci al cinismo e pensare che con le nostre povere forze possiamo fare ben poco. In realtà, ciascuno di noi può fare molto, specialmente se non rimane solo. Numerose associazioni provenienti dalla società civile, e in questo anche Attac e Cadtm (Comitato nazionale per l'abolizione dei debiti illegittimi) giocano un ruolo centrale, rappresentano in tal senso una riserva di coscienza e di responsabilità sociale di cui non possiamo fare a meno.